I siti contaminati sono sempre un fattore di preoccupazione per l'opinione pubblica per il potenziale danno che possono arrecare all'uomo, all'ambiente e persino al valore degli immobili.
Se la tecnologia di bonifica applicata ad un sito contaminato non funziona adeguatamente, oltre a non mitigare i rischi per i recettori coinvolti può anche influire negativamente sia sull'uso attuale che sulle tempistiche per il futuro sviluppo del sito, ad esempio da commerciale a residenziale, o da una forma commerciale ad un'altra, ad esempio da stazione di servizio a zona uffici.
La bonifica della contaminazione presente nel suolo può essere ottenuta mediante diverse tecniche, raggruppabili nella seguente classificazione:
- Tecnologie in situ, con distruzione in situ dei contaminanti oppure trasformazione in maniera che la loro mobilità e/o tossicità siano significativamente ridotte in modo da ridurre il rischio al di sotto dei livelli accettabili;
- Tecnologie on site, che consistono nella escavazione di suolo contaminato, trattamento dei contaminanti rimossi in impianto di trattamento che è installato presso il sito contaminato;
- Tecnologie off-site, che consistono nella escavazione di suolo contaminato, seguito dal trasporto off-site e trattamento dei contaminanti rimossi in impianto di trattamento
All'interno di ogni classe di tecnologie, dobbiamo poi distinguere le tecnologie a seconda del tipo di processo:
- Processi biologici: le tecniche sono distruttive e mirano a stimolare la crescita microbica attraverso l'uso dei contaminanti come cibo e fonte di energia, creando le condizioni per un ambiente favorevole per i microrganismi stessi. In genere questo significa fornirgli la giusta combinazione di nutrienti, O2 e tenere entro un intervallo ottimale, la temperatura ed il pH. Talvolta i microrganismi specifici per determinati contaminanti possono essere aggiunti al suolo. Hanno bassi costi ma anche minor efficienza e tempi lunghi.
- Processi Chimico-fisici: i metodi chimico-fisici sfruttano le proprietà fisiche del contaminante o della matrice contaminata per distruggere (far reagire chimicamente), separare o contenere la contaminazione. I costi sono maggiori rispetto ai biologici. E' necessario talvolta trattare o smaltire i residui delle tecniche di separazione.
- Processi termici: sono tecniche distruttive che utilizzano il calore per aumentare la volatilità (separazione), bruciare, decomporre o fondere (immobilizzare) i contaminanti. I trattamenti termici impiegano tempi brevi ma alti costi (energia ed equipaggiamento).
Vi sono anche altre soluzioni non strettamente riconducibili alle tecnologie di bonifica come l'isolamento definitivo dei contaminanti con la messa in sicurezza permanente (realizzabile con diverse modalità) e lo smaltimento in discarica, oramai riconosciuto non essere un'opzione sostenibile a medio lungo termine. Queste ipotesi vanno comunque considerate quando si valutano le diverse opzioni per un sito contaminato.
La scelta della tecnica dipende sia dalla tipologia di contaminanti presenti che dalle condizioni ambientali del sottosuolo, granulometria (ghiaia, sabbia, limo o argilla), presenza di sostanza organica naturale e pH. È molto importante considerare che non esiste una singola tecnologia o una singola combinazione di tecnologie applicabile a tutti i contaminanti in tutte le condizioni ambientali. Ogni tecnologia ha la propria applicabilità, limiti, efficienza, costi e i potenziali effetti indesiderati che possono essere di ostacolo, pertanto è necessario conoscere le tipologie di tecniche che potenzialmente possono essere applicate. Una volta valutate le tecnologie applicabili è auspicabile affiancarvi anche un test in campo di test pilota per valutare se i rendimenti (e i tempi) ipotizzati, possono essere effettivamente conseguiti.
Una scelta sbagliata significa perdita di tempo e denaro, una scelta corretta si può tradurre in un rinnovato sviluppo del sito in tempi certi con beneficio sia all'economia che all'ambiente.
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