PFAS è un acronimo che sta per "Sostanze Alchilate Perfluorurate o Polifluorurate", sono una classe di sostanze chimiche organiche in cui è presente il legame tra carbonio e fluoro (frequentemente nel rapporto CnF2n) che conferisce alle stesse proprietà si potrebbe dire uniche di repellenza sia all'acqua che ai grassi e che sono ampiamente utilizzate in vari settori industriali. Sono state censite circa 4700 sostanze che fanno parte di questa classe di composti.
Sono note come "forever chemicals" in quanto sono estremamente persistenti nell'ambiente e negli organismi viventi, quindi anche poco affini alla biodegradazione naturale. A differenza di altri composti persistenti, come ad esempio il piombo tetraetile o le diossine, sono estremamente più solubili anche perché possono trovarsi in forma acida, anionica, cationica o zwitterionica (doppia carica nella molecola) e spostarsi nelle acque per decine di kilometri come è successo ad esempio nella Regione Veneto a partire dallo stabilimento Miteni di Trissino (VI), per il quale è ora aperto un procedimento presso l'autorità giudiziaria.
Oltre che in soluzione possono aggregarsi e trasportarsi come micelle ad alte concentrazioni o anche attraverso l'atmosfera non in forma vapore (pochi PFAS sono volatili) ma adese ad altre particelle tanto che anche nelle zone remote dei poli sono state ritrovati PFAS nella fauna endemica, derivante da deposizione atmosferica a lungo raggio.
I PFAS possono avere effetti negativi sulla salute come danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro. Ci sono diversi gradi di incertezza sugli effetti sanitari, in primis che non ci sono sufficienti dati a disposizione per verificare gli effetti tossicologici di tutti i PFAS ed è complesso anche fare assunzioni come si fa per esempio per altre classi di composti (es. idrocarburi) in quanto in due molecole simili per "formula bruta" la presenza di paio di gruppi CnF2n addizionali o la presenza di una ramificazione, può cambiare la conformazione della molecola e le sue caratteristiche chimico fisiche e tossicologiche, nonché l'affinità con il carbonio organico influente nei modelli di destino e trasporto e il bioaccumulo.
Tra i PFAS più studiati perché oramai vi sono diverse evidenze dei loro effetti sono PFOS, PFOA e il GenX. I primi due sono PFAS che appartengono rispettivamente alle classi degli acidi solfonici (con gruppo SO3-) e degli acidi carbossilici (con gruppo CO2-) di cui rappresentano la classe terminale, quella più persistente nell'ambiente e tra le più preoccupanti dal punto di vista sanitario allo stato odierno delle conoscenze.
Il fatto che siano la classe terminale, aiuta a capire che ci sono una classe di composti che nel tempo possono dare origine o degradarsi altri PFAS tra cui PFOS e PFOA che prendono il nome di "precursori". I precursori hanno le loro caratteristiche chimico fisiche e possono essere trasportati come tali per poi degradarsi quando trovano condizioni ambientali diverse.
Uno studio del modello concettuale non può prescindere dalla presenza e quantificazione dei precursori. Il terzo composto è il GenX, la cui sintesi ed utilizzo è avvenuto in tempi piu recenti e che doveva essere più compatibile per l'ambiente e per la salute umana ma in realtà ha effetti simili ai composti che doveva sostituire ed è gia stato riconosciuto come causa di tumore al fegato.
I rischi sanitari e ambientali legati ai PFAS hanno recentemente interessato anche il cinema si è recentemente occupato con ben due pellicole: "The Devil We Know"del 2018 e "Dark Waters" del 2019.
"The Devil We Know", un docufilm diretto da Stephanie Soechtig sugli effetti del PFOA, uno degli ingredienti del Teflon, (PTFE) usato ampiamente in diversi campi ed in particolare nel rivestimento delle pentole antiaderenti. Dal questo film capiamo un aspetto fondamentale: i PFAS sono in una grande varietà di prodotti come pentole antiaderenti, cartoni per la pizza, sacchetti per popcorn, schiume antincendio, cosmetici resistenti all'acqua, tappeti e altri tessuti, vestiti idrorepellenti e antimacchia solo per citarne alcuni.
Questo significa che essendo ancora nei cicli produttivi di tanti prodotti, può esserci una contaminazione diffusa oltre a quella puntuale derivante dalle aree di produzione e inoltre che siamo esposti a questa classe di composti da varie fonti, visto che i prodotti con il marchio PFAS-free sono ancora pochi e maggiormente nel campo alimentare.
"Dark Waters" ben piu famoso legal thriller diretto da Todd Haynes ed ispirato alla storia vera di Robert Billiott che intenta una causa contro la Dupont per inquinamento idrico da parte di prodotti chimici non regolamentati a Parkersbourg (West Virginia). Qui la parola chiave è "non regolamentati" e fa riflettere anche sulle scelte future delle autorizzazioni ambientali.
E' sufficiente che un composto sia "non normato" per poterlo scaricare tranquillamente nei reflui che arrivano in un corso d'acqua? Questo aprirebbe un lungo discorso sui contaminanti emergenti e sul principio di precauzione che qui non ho tempo di affrontare.
Ricordo un commento in una trasmissione televisiva sulla situazione sanitaria di un importante sito italiano che diceva "di parametri si muore" sottintendendo, a mia interpretazione, che talvolta nemmeno i monitoraggi fatti a regola d'arte e il rispetto dei limiti prescritti possono garantire che non ci siano effetti sui recettori. Ma mi permetto di dire che se i parametri nemmeno ci sono, la situazione è perfino peggiore e direi più ovvio che mai, che non trovi certamente quello che non cerchi. Non si può fare un analisi di 4700 composti sempre per tutti i pozzi, ma non si possono più ignorare i PFAS.
Anche in Italia la contaminazione da PFAS ha dato origine a diverse manifestazioni di protesta specialmente in Regione Veneto anche a seguito di uno screening dei valori di PFOA nel sangue che ha mostrato quanto siano presenti questi contaminanti nel sangue delle popolazioni esposte. Una video-inchiesta inchiesta "PFAS quando le mamme si incazzano" del giornalista Andrea Tomasi, raccoglie diverse testimonianze sul peggiore caso italiano di contaminazione da PFAS.
Come si è mossa la politica? La Regione Veneto ha messo dei limiti per i PFAS per le acque destinate al consumo umano gia da anni e si è mossa anche l'Unione Europea con l'istituzione di due parametri, PFAS totali (0,5 microgrammi/litro) e Somma di PFAS (0,1 microgrammi/litro) nella direttiva sulle acque potabili che dovrà essere recepita da tutti i paesi europei compresa l'Italia. In altri ambiti del D.Lgs. 152/06 è ancora in discussione l'inserimento dei limiti allo scarico e dei valori di CSC per la normativa delle bonifiche.
Inevitabilmente i PFAS saranno una classe di contaminanti con cui avremo a che fare per diverse decadi, quindi è opportuno parlarne, riconoscere dove sono i problemi e risolverli e istruire le nuove generazioni.