Per farlo è indispensabile registrare il terremoto vicino o all'interno dell'edificio attraverso accelerometri. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Seismological Research Letters e dimostrano il potenziale del metodo, che potrebbe essere applicato in aree sismicamente attive oggetto di monitoraggio sismico e supportare una migliore gestione dell'emergenza in seguito a eventi sismici.
"Il metodo DARR permette di calcolare lo spostamento relativo indotto dal terremoto, cioè quello tra la base e la parte alta dell'edificio e, in base a questo, valutare se il terremoto ha causato danni strutturali con potenziali conseguenze per gli occupanti" spiega Stefano Parolai, docente di geofisica della terra solida dell'Università degli studi di Trieste e ricercatore associato dell'OGS.
Nonostante la diffusione delle reti di monitoraggio sismico in tutto il mondo, testare questo approccio è complicato dal fatto che in Italia le registrazioni di terremoti negli edifici sono ancora relativamente poche, e ancora più rare sono quelle in edifici danneggiati. Il metodo è stato, quindi, testato usando le registrazioni di 8 terremoti registrati in Italia nordorientale e centrale dal 2012 al 2021, considerando un insieme di edifici con diverse caratteristiche (altezza, età e materiali di costruzione, forma, ecc) sotto diversi input sismici (diversa magnitudo, distanza dall'epicentro e frequenza sismica).
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